domenica 23 agosto 2015

Il furoshiki giapponese

"Un granello di polvere che indugia è di buon augurio, ora che tutto inizia".
(Detto Giapponese)





Il furoshiki è un quadrato di stoffa che, piegato e annodato, serve per imballare, contenere e trasportare oggetti di ogni forma, o avvolgere elegantemente dei regali, adattandosi ad essi e mantenendo sempre stile e raffinatezza.
Diffuso in Giappone, e non solo, fin dal periodo Nara (710-794) e dal periodo Heian (794-1185), che ritraggono involucri di stoffa al cui interno erano conservati dei vestiti, con il nome di hira tutsumi, nel Periodo Muromachi (1392-1573) torna in auge, come oggetto di uso quotidiano, per trasportare i vestiti puliti di ricambio nei sentō, bagni pubblici, come tappetino per i piedi e come separè per dimarcare lo spazio in cui i nobili si cambiavano prima di accedere ai bagni dei templi. prendendo poi il nome ufficiale di furoshiki (furo deriva dalla parola "bagno" shiki deriva dal verbo "stendere") durante il periodo Edo (1603-1868).
È nel periodo Edo (1683-1868) però che diffondendosi ormai anche tra i semplici cittadini l’abitudine di frequentare i bagni pubblici, il fagotto per i vestiti  assume il nome  ufficiale di furoshiki, combinando appunto la parola furo che significa "bagno" e una forma del verbo shiku che significa stendere. Il grande fazzoletto conserverà anche nelle epoche successive la sua funzione principale ma lentamente le sue dimensioni cambieranno, adeguandosi alle misure di qualunque oggetto si voglia donare o trasportare in modo pratico, inizieranno infatti ad essere usati anche dai mercanti per trasportare le loro merci, o, posti sotto ai futon, impiegati per conservare articoli di prima necessità per di una eventuale fuga rapida in caso di incendio. 
Nei secoli successivi, sebbene il Furoshiki sia ancora usato particolarmente nelle aree rurali e per il trasporto dei bentō, o negli onsen e nei sentō per avvolgere gli indumenti e gli accessori per il bagno, nell'era moderna, a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, è caduto relativamente in disuso a causa della larga diffusione dei sacchetti di plastica, venendo usato principalmente per avvolgere e trasportare gli oggetti in generale o per impacchettare regali.
Il lato di questo fazzolettone quadrato varia dai 45 cm per piccole cose fino a 230 cm per mettere via futon invernali durante l'estate, come coperta o tovaglia. Per facilitare le operazioni di annodamento spesso uno dei due lati è leggermente più lungo dell'altro, senza però intaccare troppo la proporzione del quadrato. Di solito l’oggetto da avvolgere viene posto al centro del furoshiki, diagonalmente, e la stoffa che avanza ai lati viene piegata per bene attorno ad esso, prima da una parte e poi dall’altra nella direzione opposta. Ci sono legature apposite per trasportare bottiglie, libri, oggetti tondi, quadrati, la spesa giornaliera, un regalo e mille altre cose.
La stoffa del furoshiki può essere di cotone, seta e rayon e poliestere, sulla base del tipo di oggetto da avvolgere; le stampe ed i colori utilizzati sono differenti da uomo a donna:  coloratissimo con colori 'Edo' (marrone, nero, verdone) per gli uomini, e fantasie e colori 'Kyoto' per le donne; esistono anche nella versione double face con il blasone della famiglia e/o delle scritte commemorative su basi a fantasia o a tinta unita. Dalle dimensioni della tela al tipo di disegno che la impreziosisce, dalla tipologia del tessuto alle sfumature del suo colore, ogni dettaglio risponde a un preciso significato, come ad esempio i furoshiki usati per impacchettare regali di compleanno sono soliti richiedere stoffe di seta stampate con motivi tradizionali o con la tecnica dello shibori.
Il revival del furoshiki è stato recentemente promosso, in termini di sostenibilità ambientale, dal Ministro per l’Ambiente giapponese, Yuriko Kokie, che nel 2006 ne ha suggerito l’uso quotidiano come alternativa ecologica all’utilizzo delle borse di plastica e per promuovere la riduzione dei rifiuti. Tale iniziativa è stata denominata “Mottainai Furoshiki”, dal nome di una stoffa per furoshiki realizzata appositamente da bottiglie di PET riciclate e decorata con motivi del periodo Edo, in cui il termine mottainai in giapponese significa 'non sprecare' e che secondo la filosofia buddhista sta ad indicare il dispiacere per qualcosa che diviene rifiuto senza averne sfruttato pienamente le sue potenzialità, poichè fa riferimento all'essenza delle cose: tutte le cose  hanno un anima, sono lo spirito del materiale di cui sono state create, e gettarle o sprecarle vuol dire non rispettare la loro anima.


Dal momento in cui uno dei punti cardini della filosofia Munablom è l'interculturalità, non ci siamo fatti mancare certo l'applicazione del furoshiki nelle nostre opere.


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