mercoledì 17 settembre 2014

LA DOLCE VITA

"A me invece Roma piace moltissimo:
una specie di giungla, tiepida, tranquilla, dove ci si può nascondere bene".
("La dolce vita" F. Fellini)



Al termine del secondo conflitto mondiale, l'Italia era un paese devastato ed estremamente povero, come molti altri paesi che parteciparono alla guerra, ma già negli anni '50 del secolo, la povertà si trasforma nel più grande boom economico che si potesse sperare. La ripresa non avvenne solo dal punto di vista industriale con l'invenzione di nuove e moderne apparecchiature ed elettrodomestici e la divulgazione dei prodotti in serie, ma anche nei settori cinematografico e della moda, strettamente connessi poiché uno determinava il successo dell'altro.
Grazie alle opere cinematografiche, infatti lo stile italiano passò dall'essere sciatto e proletario, come mostrato dai film di Visconti e Pasolini in cui era di moda evidenziare l'abbigliamento povero con canottiera bianca e pantalone logoro di flanella, all'essere chic e raffinato, riconosciuto internazionalmente e preso ad esempio da tutti. Il film che meglio di tutti determinò tale stile fu "La dolce vita" di Fellini, grazie al quale il cinema si dimostrò un mezzo capace di forgiare lo stile di una nazione, dimostrando inoltre che un intero settore poteva non solo risorgere, ma addirittura imporsi a livello globale, grazie proprio al magnetismo del suo stile.
Così ogni occasione diveniva buona per vestire eleganti ed indossare completi aderenti con occhiali neri da sole, tubini neri, gonne strette al ginocchio con camicette a manica lunga e scarpe con tacco a rocchetto, per le donne; e completi neri, funerei ma eleganti, con camicia bianca, cravatta nera e occhiale da sole scuro, cappotto double con interno impermeabile e maglioncino nero a collo alto, rinominato poi "dolcevita" poiché indossato da Mastroianni nel film omonimo, per gli uomini.


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