mercoledì 27 agosto 2014

K

K-WAY: Giacca leggerissima impermeabile, antipioggia e antivento che si indossa sopra ad altre giacche, lunga fino ai fianchi e munita di cappuccio. La sua particolarità consiste nel poterla ripiegare facilmente in una tasca-marsupio e allacciarla in vita.

KABNEY: Ampia stola in seta che viene indossata dagli uomini bhutaniani sopra il tradizionale costume gho, nelle occasioni speciali. Lunga 3 mt x 90 cm, è frangiata alle estremità e viene indossata dalla spalla sinistra al fianco destro in una maniera specifica. A seconda del rango e di chi la indossa, il kabney può essere di differenti colori:
-ZAFFERANO: Indossata dal Re e dal Capo della religione bhuddista.
-ARANCIONE: Indossata dai ministri.
-BLU: Indossata dagli uomini del consiglio consultivo del Re.
-ROSSA: Indossata dagli uomini della famiglia reale e dagli alti funzionari.
-VERDE: Indossata dai giudici.
-BIANCA A STRISCE BLU: Indossata dai membri dell'Assemblea Nazionale.
-BIANCA A STRISCE ROSSE: Indossata dai Capi dei Distretti.
-BIANCA: Indossata dai cittadini comuni.

KAFTAN: Conosciuto anche con il nome francese Boubou, il Kaftan è la veste tipica della donna dell'Africa Occidentale, che viene anche indossato, in determinate occasioni, dalle donne afroamericane. Tipico delle zone del Senegal, Mali e Ghana, consiste in una lunga e ampia veste rettangolare senza particolari tagli e con scollo rotondo, che viene indossata sia come abbigliamento informale che formale, sulla base della qualità di tessuto con cui è realizzato. Viene usato anche come abito nuziale bianco, o porpora o lavanda, e nero per celebrare i funerali, e durante importanti celebrazioni, è abbinato ai tipici copricapo sapientemente intrecciati sulla testa e realizzati nello stesso tessuto.


KAGNEY: Nome con cui veniva indicato il tipico berretto di pelle con visiera indossato dai rocker britannici negli anni '60.

KAGO: Borsetta tipica giapponese, usata dalle Geishe e Maiko, dalle dimensioni contenute e base realizzata con un basso cestino di vimini intrecciati.

KALABIA: Ampia veste in uso in Oriente, formata da due rettangoli di stoffa combacianti, aperta sul davanti e con due aperture laterali per le braccia. Detta anche Galabia.

KALAMKARI: tecnica indiana di pittura, che può essere fatta sia sui tessuti in seta che su quelli in cotone e prevede l'utilizzo di una penna di bambù chiamata kalam; le tinture utilizzate sono sempre tinture naturali e in questo caso la maggior parte dei disegni è d'ispirazione religiosa, mitologica o culturale. 

KALLER: Mantellina in uso ne periodo del Rinascimento tedesco nel primo 1500.

KALPAK: Copricapo maschile in feltro o pelle di pecora, che viene indossato in Turchia, nei Balcani, nel Caucaso e in Asia Centrale, sia per proteggersi dal freddo sia per proteggersi dal sole, infatti ne esistono di diverse fogge. Ne esistono di differenti tipologie sulla base della zona in cui si trova e solitamente è portato nero, la versione in bianco è per feste ed occasioni speciali.


KAMEL-HAIR: 1 - Tessuto ricavato dal pelo del cammello, molto caldo e morbido.
2 - Tessuto misto, fatto con cachemire e lana, tinto nella stessa tonalità del pelo naturale di cammello.

KANDIS: Tipica tunica usata dagli Assiro-Babilonesi, molto semplice e di varie lunghezze, con maniche corte e stretta in vita da un'alta cintura.

KANEBIN o KANEBYAN: Fibra sintetica di alcol polivinilico prodotta in Giappone.

KANGA: Indumento molto colorato tipico dell'Africa, che è costituito da un rettangolo in cotone stampato a cera, il cui disegno è suddiviso in due parti: il bordo, detto pindo, ed il centro, detto mji, al cui interno vi è spesso una frase benaugurale o proverbiale, ujumbe o jina. Simile al Kitenge, ma più leggero, il Kanga viene indossato avvolto attorno alla vita o al busto (o se ne indossano 2 contemporaneamente), per trasportare a avvolgere i neonati, o come ornamento d'arredo.

KANTHA: Tipica lavorazione indiana che unisce il lavoro del patchwork a quello del ricamo per dare vita a bellissime trapunte fatte di pezzi di vecchi e colorati sari oramai inutilizzabili e fitte impunture movimentate che danno risalto al ricamo vero e proprio.

KANZASHI e KATSURA: Forcine decorate che le Maiko e le Geishe infilano nella pettinatura; possono essere in metallo, tartaruga, resina o legno laccato.

KAPOK (KP): Nome malese dell'albero del cotone. E' la lanugine, la bambagia che riveste la parte interna dei frutti del kapok, usata per imbottiture tessili.

KAPRON: Fibra sintetica poliammide da capro-lattame, prodotta in Russia.

KARAKUL: Razza di pecore del sud Africa ed Asia Centrale che genera i famosi agnelli, scuoiati a solo due giorni dalla nascita, dal vello nero e grigio, lucente e ricciuto, le cui pellicce vengono anche dette persiano bucara o astrakan. Dalla pecora adulta si ricava la lana utilizzata per fare tappeti o materassi, poiché è a pelo spesso lungo e setoso.

KARNAK: Qualità di cotone egiziano, molto pregiata, oggi scomparsa dalle coltivazioni. Il termine viene ancora usato per indicare una qualità di cotone finissima.

KASHA: Tessuto di lana fine caratterizzato dalla superficie cosparsa di pelo, realizzato con una mischia di lana e vello proveniente dalle pecore dell'Himalaia.


KASA: 1- Parola derivante dal sanscrito e che letteralmente significa ocra, arancione, e che in giapponese fa riferimento alla veste dei monaci buddhisti, di colore ocra, che viene drappeggiata sotto il braccio e fissata alla spalla opposta.
2- Tipo di cappello tradizionale giapponese in paglia di riso intrecciata, o bamboo, molto grande e dalla forma simile ad una ciotola o di fungo.


KASOOTI: Termine indiano con cui viene identificata l'arte del ricamo in India. Il Kasooti (ku-soo-ti) veniva eseguito sui sari tipici di Ikal, in cotone o seta, la cui base era scura ed i soggetti rappresentati erano per lo più alberi, fiori, pavoni, pallini e simboli appartenenti alle famiglie e feudatari. In India l'arte del ricamo è particolarmente viva in ambito matrimoniale, in quanto è tradizione delle spose procurarsi un paio di sari ricamati a mano da loro stesse per il proprio corredo, e a queste, una volta incinte, viene donato un Choli (corpetto) anch’esso ricamato a mano, che racchiude i sogni e desideri delle giovani.

KAUNAKES: Drappo di foggia particolare, confezionato con un tessuto dalla trama annodata con ciuffi di lana, in modo da creare finti riccioli.

KAZAWEIKA: Termine lituano che indica un indumento con maniche simile allo spencer, di moda nel 1838 come abbigliamento femminile.

KEBAYA: Indumento tradizionale femminile tipico dell'Indonesia, Malesia, Brunei e Singapore, formato da una sorta di blusa fatta in tessuti leggeri ed indossata sopra il Sarong e altri vesti tipiche.

KEFIYEH: O kefyah; voce araba che indica un telo di stoffa (lana, cotone o seta), usato come copricapo, soprattutto dai beduini. Viene piegato a triangolo o poggiato sulla testa, con due delle punte ricadenti sulle spalle e la terza che scende a coprire la nuca e il collo. Nei paesi occidentali viene usato come sciarpa e ha simboleggiato la lotta dei palestinesi per la loro indipendenza da Israele.

KELLY: Nome della celebre borsa inventata negli anni '20 da Hemile Maurice Hèrmes, nipote del fondatore della griffe francese, che venne così chiamata solo negli anni '50 in onore della Principessa di Monaco Grace Kelly che ne aveva a dozzine. La borsa Kelly è di forma trapezoidale, con fondo rigido dotato di 4 piedini; la chiusura avviene tramite due cinghie unite sul davanti da un lucchetto.

KEMIS: Abito in cotone usato presso le tribù del Corno d'Africa con maniche e gonna lunga ed un corpetto attillato.

KENAF (KE): Termine asiatico che indica una fibra vegetale che si ricava dall'Hibiscus Cannabinus, una pianta dalle alte proprietà ecologiche. La fibra tessile ottenuta, chiamata anche Ibisco, risulta essere molto resistente.

KHATA: Sciarpa di seta usata nel rito religioso e civile buddista, e considerata come simbolo di pace ed armonia e definita "Sciarpa della Felicità". Solitamente è di colore bianco, ma può anche essere gialla o arancione.

KID: Termine inglese che significa capretto. Il kid mohair è la lana prodotta dal capretto d'angora: fibra pregiata caratterizzata dalla superficie lucida e liscia.

KILT: Gonnellino scozzese, pieghettato in tessuto tartan a quadri colorati. Un capo tipico del costume maschile della Scozia.

KIMONO: 1- Abito tradizionale giapponese costituito da una lunga veste in seta o cotone, ricamata o stampata a colori, con ampie maniche e tenuta stretta alla vita da una larga fascia, chiamata Obi, a modo di cintura annodata dietro; solitamente sono realizzati in broccato satinato o in seta trattata con tecniche differenti. Esistono differenti tipologie di Kimono in base al suo utilizzo e allo status di chi li indossa:
-AWASE: Komono in crespo di seta, foderati in crespo o mussola di seta color crema o bianco, che vengono indossati nei mesi autunnali ed invernali, da settembre ad aprile.
-DESHO: Kimono più formale indossato dalle Geishe.
-FUDANGI: Kimono informale che viene indossato nel quotidiano quotidiano ed è realizzato in lana, cotone o seta naturale.
-FURISODE: Kimono indossato dalle giovani Maiko durante le occasioni eleganti e le celebrazioni più importanti. Ha lunghe maniche svasate e ricchi motivi che coprono gran parte della superficie dell'abito, è ricamato e variopinto con pieghe che dalle maniche scendono ai piedi.
-HAREGI: Kimono formale indossato in determinate occasioni, opposto al Fudangi che è informale.
-HITOE: Kimono leggero e sfoderato indossato nel mese primaverile di maggio.
-HOMONGI: Termine che tradotto significa "Vestito adatto alle visite" e che indico un kimono da cerimonia di colore nero con stampato lo stemma di famiglia, che viene indossato dalle donne in rarissime occasioni.
-JŪNIHITOE: Kimono estremamente elegante e complesso, composto da 12 strati, che veniva indossato soltanto dalle donne di corte giapponese; il suo peso poteva raggiungere anche i 20 kg.
-RO: Kimono estivo e leggero, indossato nei mesi da giugno ad agosto.
-SUSOHIKI o HIKIZURI: Kimono più elegante indossato dalle Geishe e dalle Maiko per cantare e danzare, più lungo del normale e con l'orlo imbottito in modo da ricadere a terra con eleganza.
-TOMESODE: Kimono indossato dalle Maiko adulte, più sobrio del Furisode e con maniche più corte.
-TUKESAGE: Kimono più versatile e adatto a quasi tutte le occasioni, salvo quelle formali, che presenta un motivo sul dritto ed un rovescio ben definito e concentrato sulla parte superiore del busto e sull'orlo.
-YUKATA: Kimono in cotone, indossato per le occasioni molto informali; accappatoio.
2- Tipico indumento usato nello sport del judo, costituito da pantaloni, casacca lunga e cintura.
3- Termine da cui prende nome un tipo di manica ampia e senza cuciture sulla spalla.

KING SIZE: Letteralmente significa misura da re, indica una misura fuori dal normale, più grande dell'usuale.

KIPPAH: Copricapo usato dagli uomini ebrei.

KIRA: Abito tradizionale da donna in Bhutan che consiste in un grande rettangolo di stoffa realizzato a telaio e colorato, in cotone o lana per l'uso quotidiano ed in seta per le occasioni speciali, che viene avvolto attorno al corpo in una maniera specifica ed indossato sopra una camicetta colorata. Sopra la kira viene indossata una corta giacca in seta, la toego.

KIRBAS: Copricapo a forma tronco-conica, usato dai Re assiro-Babilonesi.

KISWA: Tessuto broccato in seta nera, intessuto da lamine d'oro che riproducono versetti coranici e che normalmente copre la Ka'ba della Mecca.

KITENGE: Tipico indumento africano della tradizione swahili, diffuso in molte zone del continente. Consiste in un rettangolo in tela di cotone stampato a cera, dai colori sgargianti e decorazioni vivaci che talvolta comprendono una frase, che viene avvolto attorno ai fianchi o al busto, oppure sulla testa come una bandana, o usato come fasciatura per trasportare i neonati.

KITSCH: Voce tedesca che significa robaccia, oggetto di cattivo gusto. Indica una forma di produzione artistica di infimo livello, da cui nascono oggetti di pessimo gusto, che interessano anche il campo dell'abbigliamento.

KNICKERBOCKER: 1 - Tessuto di lana cardata di peso medio, con disegno a quadretti o a puntolini, simile al tweed.
2 - Pantaloni sportivi alla zuava fermati sotto il ginocchio con un bottone o con una fibbia, del tipo usato dai primi immigrati olandesi in terra americana che fondarono Nuova Amsterdam, divenuta poi New York. Nell' '800 questo tipo di pantalone fu riportato in auge per giocare a golf e, nelgi anni '20, fu rilanciato dal futuro duca di Windsor come parte inferiore di completi sportivi.

KOGAL: Subcultura giovanile giapponese della metà degli anni '90 secondo cui le ragazze indossano una riproduzione della classica divisa scolastica nazionale; portano maglioni lunghi sformati, scaldamuscoli bianchi, corte gonne a pieghe, capelli tinti di colori chiari o appariscenti e un trucco acceso su una base di fondotinta molto scuro o abbronzatura intensa.

KOLLER: Mantellina di origine germanica, in uso all'inizio del XVI sec.

KOPLON: Fibra tessile sintetica, molto resistente.

KOSHIHIMO e DATE-JIME: Cinture che vengono indossate insieme e sovrapposte, la prima più sottile e leggera e la seconda più alta e consistente. Servono per legare il Kimono ed il sottokimono (Nagajuban) delle Geishe, per ottenere una superficie liscia ed ordinata.

KOSHIMAKI: Rettangolo di stoffa sottile in seta o nylon che viene avvolto attorno alla vita delle Maiko e Geishe come biancheria intima.

KOSOVOROTKA: Camicia maschile tradizionale russa, lunga fino all'altezza del secondo bacino, con maniche lunghe, abbottonatura laterale che arriva fino a metà torace, e senza colletto (è presente solo il listino). Da tradizione, va indossata fuori dai pantaloni e fermata in vita con una cintura, una fascia e in alcuni casi anche una coda.

KUBA: Tessuti realizzati in rafia, provenienti dalle regioni del nord Zaire. Considerati estremamente importanti per definire il rango di chi li indossa, vengono tessuti dagli uomini e finemente ricamati dalle donne, per dare vita a vesti fittamente drappeggiate in vita e fermate con cinture di corda.

KUPAN: Camicie da donna tipiche della zona cilena dei Mapuche.

KURALON: Fibra sintetica di alcol polivinilico prodotta in Giappone.

KURTA: Capo di abbigliamento tradizionale indossato in Afghanistan, Bangladesh, India, Pakistan e Sri Lanka, che consiste in una ampia camicia lunga fino alle ginocchia. Indossata sia da uomini sia da donne, in versione più corta, vengono solitamente abbinati ai tradizionali pantaloni Paijama e anche con i jeans.

KUTTONET: Tunica originariamente corta e senza maniche, e successivamente lunga fino ai piedi, indossata dagli ebrei e dai popoli vicini. Spesso veniva fermata in vita da una cintura.

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