martedì 1 luglio 2014

SORELLE DELLA STRADA

"Ho imparato a leggere sillabando le parole sulle fiancate dei carri merci.
Ho appreso i primi rudimenti di geografia chiedendo agli uomini di raccontarmi dei villaggi e delle città, i cui nomi erano scritti col gesso sui vagoni.
Ho imparato i numeri contando le lunghe file dei carri dei treni merci."
(Boxcar Bertha - "Autobiografia di una vagabonda americana", 1937)







Con il nome di "Sorelle della strada", nell'America antecedente alla grande depressione, venivano identificate tutte le giovani donne, per lo più adolescenti, che sceglievano di passare un periodo della propria vita vagabondando. Si trattava di studentesse in vacanza, impiegate allergiche al posto fisso, contadine desiderose di vedere il mondo, anarchiche pacifiste, adolescenti sognatrici ed in cerca di emozioni che non vogliono sentir parlare di matrimonio, figli, etichetta, vestiti e vita mondana, ma che hanno solo voglia di scoprire posti nuovi e sentirsi libere per un certo periodo di tempo, prima di tornare alla noiosa vita stanziale.
Si vestivano come i maschi, cosa che all'epoca era impensabile per una donna, con camicie di flanella, salopette, tute da lavoro e cappellacci schiacciati sui capelli, portati rigorosamente corti, e sugli occhi, per non attirare l'attenzione di malintenzionati e poliziotti; ma immancabile, nei loro borsoni, c'è sempre un "vestito buono" adatto a trovar lavoro e a rientrare in società a viaggio finito. 
Girano soprattutto in gruppo, lavorano quando e come possono, saltano cui carri merce, fanno l'autostop, scarpinano, girano in bicicletta e dormono all'aperto pronte a ripartire il giorno seguente per una nuova avventura all'aria aperta.
Questo movimento temuto e ammirato al tempo stesso sarà però di breve durata, la Grande depressione, infatti, segna un importante spartiacque tra queste giovani viaggiatrici desiderose di libertà e coloro che il viaggio lo affronteranno solo ed esclusivamente per trovare un posto di lavoro per sopravvivere alla crisi. 



Nessun commento:

Posta un commento